10 Marzo 2023
Intervista a Paolo Mascarino, nuovo Presidente di Federalimentare
(di Giovanni Pallavicini)
Il 2023 inizia per Federalimentare sotto gli auspici di un nuovo presidente: Paolo Mascarino è stato eletto presidente della federazione rappresentativa dell’industria agroalimentare italiana e succede a Ivano Vacondio. Vice presidente Affari Istituzionali del Gruppo Ferrero e già Vicepresidente di Federalimentare con delega a Nutrizione, Informazione al Consumatore ed Educazione alimentare, Mascarino è una figura di sicura continuità ed esperienza che consentirà ai confindustriali del food di proseguire con slancio nelle attività già pianificate e di intraprenderne di nuove con maggior prontezza. Abbiamo incontrato Paolo Mascarino per farci raccontare la sua Federalimentare.
Presidente, anzitutto congratulazioni e in bocca al lupo. Come vive questo passaggio da consigliere a presidente alla guida della federazione?
Grazie, crepi il lupo! Assumo la Presidenza con l’impegno di una leadership di servizio verso le nostre imprese e verso il nostro Paese. Non mi vedo infatti come il “capo” dell’industria alimentare, credo piuttosto nel principio di sussidiarietà applicato all’ambito associativo: sono le imprese le prime e vere protagoniste; laddove le imprese da sole non riescono si avvalgono delle relative associazioni di categoria, e dove le associazioni non arrivano possono richiedere l’intervento di Federalimentare. Ma sui pochi, importanti temi trasversali delegati alla Federazione, posso esercitare la leadership a me delegata per portare risultati concreti, a beneficio di tutta le imprese. E tutto questo anche nella consapevolezza che la crescita dell’industria alimentare darà certamente un contributo importante allo sviluppo del Paese.
Il contesto è particolarmente delicato: l’economia subisce estreme fluttuazioni e molte catene del valore soffrono o vivono situazioni di difficoltà degli approvvigionamenti. Come vede il ruolo di Federalimentare in questo contesto?
Un contesto più difficile richiede senz’altro un ruolo più forte di Federalimentare. L’ambizione è di uscire dalla crisi più forti e più competitivi di prima. Per quanto riguarda gli interventi di emergenza, che variano da settore a settore, le Associazioni sono già impegnate sui diversi temi di rilevanza specifica delle proprie imprese, con il pieno sostegno di Federalimentare, che continuerà a promuovere unità di intenti e sinergie tra le Associazioni. Ma oltre la gestione delle emergenze, occorre anche impegnarsi per sviluppare un piano di medio/lungo periodo, che consenta all’industria alimentare di risolvere i problemi strutturali che ne riducono il potenziale competitivo rispetto alle industrie di altri Paesi. I prodotti alimentari delle nostre imprese, e ora in particolare penso alle nostre carni lavorate, sono i migliori al mondo, eppure altri Paesi esportano più di noi. Sebbene i fondamentali della nostra industria siano molto solidi, possiamo senz’altro ulteriormente migliorare e ritengo importante approfittare della crisi per collaborare con le Istituzioni non solo per le emergenze ma anche per rinnovare il nostro modello competitivo e far crescere ancora di più le nostre esportazioni.
Quali sono le sfide che l’industria agroalimentare cerca di superare in questo frangente e come Federalimentare può contribuire?
Chiaramente il caro-energia rappresenta in questo momento il problema più rilevante e su questo tema il Governo ha già fatto molto per contenere gli straordinari aumenti indotti dal conflitto e dalla crisi in atto. L’energia ha un impatto significativo sull’intera catena del valore delle imprese alimentari, andando a colpire il costo degli imballi, della produzione, dei trasporti e dei magazzini refrigerati. Il Governo ne è consapevole, così come è consapevole del fatto che l’Italia ha costi energetici più alti di Francia e Germania, motivo per cui la struttura dei costi dell’industria alimentare in Italia è meno competitiva. Certamente la qualità e unicità dei nostri prodotti permette di sostenere un premio di prezzo sui mercati internazionali, ma poter avere una migliore struttura di costi permetterebbe alle nostre imprese di investire di più in innovazione e nella promozione sui mercati esteri. Le altre grandi sfide a breve termine arrivano dalle iniziative regolatorie della Commissione UE sui temi della nutrizione e della sostenibilità: penso ad esempio alla proposta di etichetta nutrizionale fronte pacco armonizzata obbligatoria, al regolamento per la gestione dei rifiuti derivanti dagli imballi, alla gestione dei green claims. L’Italia ha l’industria agroalimentare migliore d’Europa per quanto riguarda la qualità, la sicurezza, la salubrità e la sostenibilità dei suoi prodotti. Eppure, algoritmi arbitrari come quello del Nutriscore o quello dell’Ecoscore giudicano la maggior parte di quei prodotti di eccellenza con il semaforo rosso! Questa semplice constatazione di buon senso evidenzia le deboli basi scientifiche degli algoritmi che sono alla base di queste etichette semaforiche. Inoltre, la proposta di passare al riutilizzo degli imballi e non più al loro riciclo smantella il modello di successo italiano con tutti gli investimenti fatti dalle imprese e dal Conai, e riporta i consumatori indietro di 60 anni.
Alla luce della situazione particolare che si sta attraversando, pensa ci sia bisogno di cambiare il rapporto con le associazioni aderenti alla federazione? In che modo?
La situazione contingente richiede ancor più di prima di promuovere l’unità e la comunione di intenti, creando opportunità per rafforzare il lavoro di squadra tra Federalimentare e le Associazioni federate. A questo scopo, ogni mese incontro personalmente il Consiglio Generale e i Direttori delle Associazioni, con agende condivise su temi che vengono discussi e dove le decisioni vengono prese insieme. La capacità di ascolto delle esigenze delle diverse imprese, tramite le Associazioni, è fondamentale per indirizzare le iniziative di Federalimentare nelle direzioni corrette, così come la condivisione periodica e puntuale di quanto viene fatto dalla Federazione.
Come vede questo nuovo governo e come pensa che Federalimentare potrà rapportarsi con premier e ministri?
Ho la fortuna di iniziare il mio mandato in coincidenza con l’avvio del nuovo Governo. È dunque mia intenzione promuovere una efficace collaborazione pubblico-privato con i Ministeri competenti per promuovere lo sviluppo dell’industria alimentare e dare così un contributo alla crescita del PIL del Paese, con una visione a medio/lungo termine. Abbiamo tutti senz’altro apprezzato il proposito annunciato dal Governo Meloni di favorire e stimolare la possibilità di fare impresa. La volontà di ridurre il cuneo fiscale, di semplificare la burocrazia e promuovere l’export del made in Italy è un ottimo punto di partenza. Speriamo quindi che il motto “non disturbare chi vuole fare” si traduca in provvedimenti concreti volti a rendere più efficiente non solo l’industria ma l’intero sistema alimentare italiano, creando sinergie tra imprese, agricoltori, distribuzione, centri di ricerca, università e le nostre Istituzioni per il bene dei produttori ed anche per l’intera collettività.
Un cambiamento da introdurre subito e un cambiamento da raggiungere entro fine mandato?
Siamo già impegnati al lavoro sulle priorità assegnate dalle Associazioni a Federalimentare, portando avanti in parallelo sia le urgenze che il lavoro preparatorio per gli obiettivi di medio termine. Il cambiamento introdotto subito è stato quello relativo agli incontri mensili con il Consiglio Generale e con i Direttori delle Associazioni. Come ho già detto prima, l’ascolto e la condivisione sono elementi essenziali per favorire il lavoro di squadra e l’unità di intenti. Altra priorità urgente è il rilancio della comunicazione per promuovere una corretta immagine pubblica del grande valore degli imprenditori e delle imprese alimentari per il nostro Paese. Stiamo lavorando per lanciare la campagna di comunicazione dopo Pasqua. Per quanto riguarda invece cosa vorrei aver realizzato al termine del mio mandato, sicuramente voglio lasciare una situazione migliore di come l’ho trovata. Dunque, una industria alimentare più forte e più competitiva sui mercati internazionali, con un deciso aumento dell’export, così da dare anche un contributo significativo alla crescita del nostro Paese. Auspico vivamente che il prossimo presidente riceva in eredità una Federalimentare più forte, autorevole, unita ed efficace.