10 Gennaio 2023
Legge di bilancio 2023: le misure per l’agroalimentare
(di Giovanni Pallavicini)
Come ogni anno, anche la fine del 2022 ha visto succedersi con estrema rapidità i lavori e i dibattiti attorno al documento cardine di ogni annualità: la legge di bilancio. In questo caso, la delicatezza e l’importanza di tale norma sono state accentuate dalla particolare congiuntura economica e internazionale che ci troviamo ad affrontare: una guerra da un lato che non accenna a rallentare, le complicazioni agli scambi internazionali di tante materie prime, l’evoluzione pandemica globale non ancora risolta definitivamente e con molteplici incertezze circa la capacità globale di farvi fronte predisponendo misure preventive e di contenimento.
Tutte incognite che divengono ancora più delicate per il settore agroalimentare che, come abbiamo imparato in piena emergenza Covid, presenta molteplici interconnessioni e dipendenze da altre filiere globali, anche non strettamente e direttamente connesse con l’alimentazione, ma che offrono servizi indispensabili e funzionali alla stessa e che spesso richiedono una capacità e un’esperienza talmente specifica da non essere così rapidamente e facilmente sostituibili. Di qui la scelta del governo di inserire in questa legge di bilancio una serie di misure destinate a programmare una migliore prospettiva per l’agroalimentare nazionale. Si è evitato di dare vita a mille fondi per l’indennizzo di situazioni di difficoltà o per far fronte a improvvisi danni derivanti da imprevedibili andamenti delle relazioni internazionali e dei mercati.
Questa legge di bilancio contiene invece una serie di previsioni e investimenti destinati principalmente a mettere il Paese in migliori condizioni competitive favorendo e accompagnando sia gli investimenti delle imprese sia le azioni e iniziative di ricerca, sviluppo, sperimentazione e tutela del patrimonio agroalimentare nazionale. Nella norma approvata a fine 2022 dal Parlamento, nonostante l’iter turbolento e spesso affaticato, riusciamo a trovare diverse misure di natura e interesse per il settore agroalimentare, che per quanto possa magari dirsi non particolarmente soddisfatto (questa non è certo una finanziaria agricola, per dirla con molti analisti di settore) non è stato certamente trascurato. Troviamo così la previsione di un fondo destinato alla sovranità alimentare con una dotazione di 25 milioni di euro l’anno per 4 anni per complessivi 100 milioni di euro, destinati a sostenere le filiere maggiormente in difficoltà e quelle produzioni chiave che potrebbero rischiare di ridursi notevolmente o persino di scomparire. L’obiettivo è quello di preservare la ricchezza del patrimonio agroalimentare nazionale e la sua diversità, individuati come fattori coadiuvanti le produzioni di qualità che il mondo ci invidia e che sostengono non solo l’immagine del food made in Italy nel mondo, ma possono contribuire a rilanciare l’export del paese.
Con il medesimo intento di programmare il futuro dell’agroalimentare, mettendo solide basi per una ripartenza e una ritrovata competitività, troviamo anche il fondo per l’innovazione che investe 75 milioni di euro l’anno (per complessivi 225 milioni in 3 anni) nella ricerca di soluzioni in grado di preservare la qualità dei nostri prodotti e dei nostri modelli produttivi. Uno sforzo che permetterà non solo di effettuare ricerca e sperimentazione di nuove metodologie, pratiche e tipologie di allevamento o coltura, ma anche di sviluppare quella innovazione di processo indispensabile a perpetuare le tradizioni di prodotto che caratterizzano l’agroalimentare nazionale. Per il comparto suinicolo, poi, non possiamo dimenticare il fondo speciale dedicato agli investimenti in promozione, innovazione, sostenibilità e ammodernamento delle imprese di tutta la filiera suinicola; tale fondo è stato fin qui impegnato con qualche milione di euro a beneficio di campagne informative mirate a sostenere i consumi consapevoli.
Ora il capitolo di spesa viene rifinanziato con 4 milioni di euro per l’anno 2023 e 2 milioni di euro ciascuno per gli anni 2024 e 2025, una dotazione dignitosa che dovrebbe permettere anche qualche altro intervento più strutturale sulla filiera suinicola. Sullo stesso filone anche i 30 milioni destinati alla ricerca e sperimentazione in campo per migliorare la resa qualitativa e quantitativa delle nostre produzioni, rendendo più efficienti le coltivazioni e l’allevamento. Sempre con un deciso sguardo verso il futuro sono stati introdotti ulteriori 80 milioni di euro utilizzabili in garanzie per accompagnare investimenti aziendali da parte di ISMEA, al fine di favorire lo sviluppo dell’imprenditoria nel settore agroalimentare.
Ciò consentirà la più facile erogazione di prestiti per sostenere investimenti e ammodernamenti del parco agroalimentare nazionale. Importante anche l’investimento a tutela delle nostre produzioni in Italia e nel mondo. Se è vero che il food made in Italy è il più richiesto, apprezzato e invidiato nel mondo è altrettanto vero che spesso è anche molto copiato, impropriamente e ingiustamente.
Nel 2023 sono dunque attesi incrementi di organico per 300 unità all’Ispettorato Centrale per la Tutela della Qualità e la Repressione delle Frodi e 120 unità per il Comando Carabinieri Tutela Agroalimentare che saranno attivamente impegnati nel contrasto agli illeciti e alle imitazioni dei nostri prodotti di qualità sui mercati nazionali, internazionali e nel commercio elettronico. Da notare anche la proroga a marzo 2023 del credito di imposta 20% sui carburanti ad uso agricolo, ittico e agrimeccanico, anche laddove questi carburanti siano impiegati per il riscaldamento di serre o allevamenti. Un segnale di specifica attenzione in questo periodo in cui i costi energetici continuano a procedere a passo spedito e sostenuto, impattando in maniera particolarmente intensa sui costi di produzione complessivi di ogni azienda della filiera, con l’effetto di moltiplicare gli aumenti lungo le varie fasi della produzione. Attenzione è stata poi riservata anche alle condizioni di maggior necessità del tessuto sociale nazionale, prevedendo l’investimento di 500 milioni di euro per l’acquisto di derrate alimentari di prima necessità da destinare a famiglie in condizioni di bisogno. L’assegnazione di tali fondi avverrà con successivo decreto del Masaf.
È stata inoltre finanziata per 1,5 milioni di euro la realizzazione di una misura denominata “reddito alimentare” a cui è riservato un fondo sperimentale e destinata all’acquisto e distribuzione di pacchi alimentari a famiglie in condizioni di disagio economico sulla base del parametro ISEE. Anche se i dettagli verranno definiti con appositi decreti attuativi, l’idea di fondo è quella di provare a sostenere le famiglie con necessità e al contempo ridurre gli sprechi, coinvolgendo dunque nel progetto la Grande Distribuzione e le proprie disponibilità di prodotto invenduto ancorché idoneo al consumo. La legge di bilancio, infine, include anche alcune altre misure destinate a interventi più specifici per l’ittico, l’ippica e le produzioni agrumicole nazionali, prevedendo interventi mirati e specifici che possano rilanciare questi settori oltre il momento particolarmente complesso che stiamo affrontando.
Da ultimo, vale ricordare che a latere dei lavori della legge di bilancio il Masaf ha condotto un’intensa attività di coordinamento con ISPRA e con gli altri soggetti interessati per elaborare e mettere a punto un piano quinquennale di contenimento e gestione della fauna selvatica, aspetto troppo spesso sottovalutato non solo per i danni che può causare alle colture e agli allevamenti nazionali, ma anche nelle sue ripercussioni in termine di benessere ambientale e animale che viene alterato e compromesso dall’eccessiva e incontrollata presenza di animali selvatici.
Alcuni frutti di tale lavoro sono già confluiti nella legge di bilancio che introduce infatti alcuni specifici poteri in capo alle Regioni sia per limitare la caccia a determinate specie animali che necessitino un’azione forte di riduzione dei capi presenti sia per organizzare anche al di fuori dei periodi di caccia, operazioni necessarie al contenimento della fauna selvatica con l’obbiettivo di garantire maggiore sicurezza agli animali e agli esseri umani, nonché all’ambiente, al paesaggio e a monumenti di interesse storico.