26 Febbraio 2024

Rapporto USDA: ribassate le previsioni di produzione ed esportazioni nel 2024, sfide per l’UE

(Di Laura Falasconi)

Secondo le nuove stime del Foreign Agricultural Service di USDA (United States Department of Agriculture), rilasciate nel rapporto “Livestock and Poultry: World Markets and Trade” dello scorso gennaio, la produzione mondiale di carne suina dovrebbe attestarsi nel 2024 a quota 114,2 milioni di tonnellate, circa un punto percentuale in meno rispetto alla stima rilasciata dallo stesso dipartimento nel mese di ottobre.

La produzione dovrebbe risultare, così, inferiore anche a quella del 2023 (-0,9%), rispecchiando le principali dinamiche che hanno recentemente caratterizzato il mercato. A determinare questo ritocco verso il basso sono state le stime di una minore produzione di Cina, UE e Brasile rispetto a ottobre.

Secondo gli esperti USA, la revisione al ribasso della produzione cinese sarebbe da ricondurre alla persistente debolezza della domanda che ha scoraggiato l’espansione della produzione interna; quella della UE sarebbe stata determinata dalle continue pressioni normative e dal cambiamento delle preferenze dei consumatori; mentre sulla stima della produzione del Brasile avrebbe inciso negativamente la diminuzione delle importazioni dalla Cina, principale mercato di riferimento. La produzione statunitense dovrebbe, invece, rimanere praticamente invariata, con un calo dei parti compensato da un aumento dei suini per figliata.

ESPORTAZIONI GLOBALI DI CARNE SUINA

Sulla scia della produzione anche le stime delle esportazioni globali di carne suina nel 2024 sono state ridotte del 2% rispetto alle previsioni di ottobre, passando a 10,2 milioni di tonnellate dai circa 10,4 milioni della valutazione precedente, ma rimarrebbero comunque più elevate di quelle del 2023 (ferme a circa 10 milioni). La revisione al ribasso sarebbe dovuta alla maggiore competizione di UE, Stati Uniti e Brasile per la conquista del mercato cinese che vede una continua contrazione delle importazioni.

In questo contesto, anche le esportazioni statunitensi, sebbene rimangano ancora forti verso molti mercati principali, tra cui Messico e Canada, sono state riviste al ribasso a fronte della debole domanda di importazioni da parte di Giappone e Cina. Neppure le esportazioni del Regno Unito hanno fatto eccezione e sono state ritoccate verso il basso a causa del calo della domanda da parte dell’Unione Europea.

Il quadro delineato per il 2024 evidenzia dunque difficoltà sul fronte del commercio globale di carne suina. La competizione per il mercato cinese, la domanda in calo da parte di alcuni importatori chiave e le incerte dinamiche geopolitiche rappresentano sfide da monitorare per il futuro del settore.

MERCATO EUROPEO E AMERICANO

Particolarmente delicata risulta essere, poi, la situazione della UE. Per la prima volta dal 2015, rilevano gli analisti USDA, le spedizioni di carne suina da parte di Stati Uniti e UE, i due principali esportatori mondiali, risultano quasi alla pari e, nonostante la revisione al ribasso per entrambi, emerge una riduzione del divario fra questi concorrenti, poiché le spedizioni negli Stati Uniti sono state riviste al ribasso solo dell’1%, mentre le spedizioni nell’UE sono state riviste al ribasso del 3%.

Sia per gli Stati Uniti sia per l’UE risulta dunque cruciale la domanda cinese. A soffrire maggiormente del calo delle importazioni cinesi, sottolinea USDA, sarebbe l’UE. Sebbene i volumi delle esportazioni statunitensi verso la Cina continuino a rappresentare una parte significativa delle esportazioni totali, infatti, la quota delle esportazioni statunitensi verso la Cina è inferiore a quella dei paesi dell’UE.

Nel 2022, infatti, le spedizioni statunitensi verso la Cina hanno rappresentato il 10% delle esportazioni totali, mentre le spedizioni dell’UE verso la Cina hanno rappresentato il 27% delle esportazioni totali. Inoltre, la produzione dell’UE è diminuita negli ultimi anni ed è stata rivista al ribasso del 2% nel 2024, comprimendo le forniture esportabili. In questo quadro, la prevista crescita della produzione statunitense e i prezzi più bassi dovrebbero sostenere la competitività delle esportazioni americane in diversi mercati.

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