20/05/2013
2012 – Le esportazioni dei salumi italiani battono la crisi

Nel 2012, secondo le elaborazioni ASSICA sui dati ISTAT, le esportazioni dei salumi italiani hanno superato quota 138.440 ton (+3,8%), segnando un nuovo importante record in valore: 1,116 miliardi di euro (+7,2%).
Questo dato positivo, che in termini di fatturato è migliore sia di quello dell’industria alimentare (+6,9%) sia di quello dell’industria nel suo complesso (+3,7%), è determinato in particolare da un vero e proprio boom delle esportazioni extra UE. Infatti, mentre l’acquisto dei nostri salumi in Europa è cresciuto solo dell’1,3% in quantità e del 4,6% in valore, gli invii verso i mercati extracomunitari, come USA, Giappone, Canada, Russia e Hong Kong sono complessivamente aumentate del 12,7% in quantità e del 16,5% in valore.
Questi dati sono il frutto, da una parte, della crisi internazionale, che è sempre più una crisi europea, e dall’altra della grande capacità delle imprese produttrici del settore di penetrare sempre più mercati geograficamente o culturalmente lontani. Nonostante le difficoltà rappresentate dalle barriere tariffarie e non tariffarie, infatti, il comparto ha mostrato una straordinaria capacità di reazione, puntando con grande decisione sui Paesi più promettenti e raccogliendo un risultato straordinario anche a dispetto del venir meno delle restituzioni alle esportazioni, azzerate dalla Commissione ad aprile 2012.
Come noto, inoltre, dal prossimo 28 maggio salami, pancette, culatelli, coppe e gli altri salumi italiani a breve stagionatura (provenienti da alcune regioni del centro-nord) potranno finalmente essere esportati negli USA. Si tratta di un evento epocale: una delle aree italiane più importanti per la produzione di salumi supera una delle barriere non tariffarie che impediscono il pieno sviluppo delle nostre esportazioni di salumi nel mondo. Stimiamo che nel 2014, primo anno di effettiva operatività della nuova apertura ai prodotti a breve stagionatura, il flusso delle esportazioni possa aumentare di circa 10 milioni di euro, a cui va aggiunto un “effetto traino” sull’export di prosciutti crudi, prosciutti cotti e mortadelle.
“L’ampliamento dei mercati di destinazione e il raggiungimento delle piazze con il maggiore potenziale di crescita con l’intera gamma delle nostre eccellenze sono dunque obiettivi sempre più irrinunciabili” ha dichiarato Lisa Ferrarini, Presidente di ASSICA. “Lo dimostra chiaramente questo anno difficile in cui, con i consumi interni in flessione e i mercati europei, che rappresentano il 76,5% delle nostre esportazioni, in affanno, l’export verso i mercati terzi ha rappresentato un traino importantissimo”.
Per questo, come Associazione, continuiamo a lavorare perché ci mettano nelle condizioni di esportare. Ricordo che, come abbiamo pubblicamente denunciato a partire dal Convegno al Senato della Repubblica del 29 marzo 2012, le perdite per la filiera suinicola dovute alle barriere non tariffarie si possono prudenzialmente stimare in circa 250 milioni di euro/anno di mancate esportazioni: la completa liberalizzazione garantirebbe – il primo anno – 200/210 milioni di euro di maggior export di carni e altri prodotti freschi e 40/50 milioni di euro di salumi e una crescita esponenziale negli anni seguenti”.
A fronte del buon andamento dell’export, invece, l’import ha evidenziato una netta flessione: -7,3% in quantità per 40.110 ton e -3,3% in valore per 160,5 milioni di euro. Il saldo commerciale del settore ha così registrato un ulteriore importante incremento: +9,2% per 955,2 milioni di euro.
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