08/11/2013
ASSICA: a rischio l’Export Salumi negli USA
Il comparto dei salumi, fiore all’occhiello del made in Italy alimentare nel mondo, sta vivendo un momento molto difficile rispetto alle proprie esportazioni negli USA, proprio quando l’Unione Europea ha iniziato le trattative per l’accordo di libero scambio e, formalmente, gli Stati Uniti hanno eliminato dal 28 maggio scorso il divieto di esportazione per i salumi a breve stagionatura.
Infatti, negli ultimi mesi, assistiamo ad un inasprirsi delle barriere tecniche che, facendo forza sulla differente normativa in ambito sanitario, da un lato stanno accrescendo in maniera esponenziale i costi di esportazione, dall’altro stanno impedendo che le aperture formali degli ultimi mesi si traducano in esportazioni reali.
Dall’inizio dello scorso mese di settembre, infatti, le Autorità americane hanno disposto il controllo sistematico (100% reinspection) con il contestuale prelievo di campioni per analisi microbiologiche di tutte le partite di prodotti di salumeria provenienti dall’Italia. Come conseguenza le partite di prodotti stazionano anche per diverse settimane presso i magazzini della dogana prima di essere campionate e analizzate. Le spese di deposito sono ingentissime e calcolate su base giornaliera: gli attuali tempi di attesa comportano per ogni container di prodotto esportato maggiorazioni di spesa di diverse migliaia di dollari, rendendo di fatto antieconomico ogni invio di salumi e prosciutti negli USA.
“Dopo il grande successo dell’apertura formale dell’export degli Stati Uniti ai salumi a breve stagionatura, la burocrazia per esportare verso gli Stati Uniti invece di diminuire è gravemente aumentata” ha dichiarato Lisa Ferrarini, Presidente di ASSICA. “Abbiamo scritto alcuni giorni fa al Governo, a partire dal Ministro della Salute Lorenzin il cui dicastero è il più competente per affrontare, da un punto di vista tecnico e politico, questa grave situazione con le autorità USA. Purtroppo, al momento, a parte l’interessamento del Vice Ministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda, nessuno ha risposto”.
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