24/10/2013
ASSICA: “Una Commissione Unica Nazionale Suini da macello che sia vera espressione del mercato
ASSICA ha ribadito al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali che non può proseguire una situazione in cui, in particolare quando il mercato è in calo, vengano imposti prezzi al di fuori della reale situazione della domanda e dell’offerta. In altre parole il Regolamento della CUN Suini dovrebbe essere allineato a quello della CUN Tagli e della CUN Grassi e Strutto che, pur non avendo alcun meccanismo di forzatura dell’accordo tra le parti, funzionano egregiamente da quasi tre anni, con un numero di “non quotati” che si contano sulle dita di una mano. Forse grazie al fatto che, in quelle CUN, tutti i commissari sono rappresentanti diretti di imprenditori che vivono davvero il mercato e rischiano in proprio.
Le Commissioni Uniche Nazionali e le Borse Merci
Le CUN sono un importante tentativo – in massima parte riuscito – di superare quanto realizzato in passato dalle Camere di Commercio che, invece di rilevare contrattazioni del giorno (spesso assolutamente inesistenti) fissavano il prezzo per la settimana successiva. Con gravi rischi sia in termini amministrativi che in termini di normativa antitrust, come mostrano le sentenze relative al mercato di Mantova.
Ma per definire un prezzo le parti devono essere d’accordo. Altrimenti si tratta di un prezzo imposto da una entità terza, incompatibile non solo con il diritto nazionale, ma anche con quello comunitario.
Per cui, tutti i regolamenti della CUN Suini, che anche ASSICA ha accettato in questi anni per mantenere aperto il dialogo di filiera, sono – quando obbligano o impongono una decisione – contrari alla libera determinazione del prezzo da parte degli operatori che scambiano suini sul mercato.
La Commissione Unica Nazionale come strumento per allinearsi all’Europa
Ricordiamo che l’istituzione della CUN Suini era un pezzo di un processo che ci avrebbe dovuto finalmente “portare in Europa”, giungendo in Italia alla quotazione del suino a peso morto, secondo parametri oggettivi. La quotazione a peso vivo è, infatti, in deroga dal 1984. Essendo passati quasi trent’anni, la scusa che spesso viene utilizzata che il suino italiano è diverso non regge più. Se questo fosse stato il vero problema, in tutto questo tempo avremmo dovuto trovare una griglia adatta alla nostra produzione. Anche perché la classificazione – con il pieno consenso degli allevatori – ha già da tempo pieno valore legale nella determinazione della rispondenza dei suini ai dettami del disciplinare dei prodotti DOP (Parma, San Daniele, Toscano, Modena, Salame Cacciatore, Pancetta, Salame e Coppa Piacentini, eccetera).
In questo contesto, nonostante l’accordo di filiera dell’8 luglio 2013, la parte agricola ha continuato a rallentare il processo, adducendo scuse e ostacoli tecnici pretestuosi, dilazionando gli appuntamenti del tavolo.
In questo contesto ASSICA ha ripetutamente richiesto un coordinamento di alto livello al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali per affrontare la questione in maniera strutturale, portando a compimento il processo iniziato nel 2007/2008 con il protocollo di intesa della filiera suinicola anche in tema di classificazione delle carcasse e quotazione a peso morto. Oltre che per iniziare a discutere delle esigenze di allevatori e macellatori in vista della prossima introduzione dell’etichettatura obbligatoria dell’origine delle carni suine.
“Abbiamo chiesto al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali una riunione per affrontare questo difficile momento. Anche gli allevatori, mi risulta abbiano fatto lo stesso. Siamo in attesa di una risposta” ha dichiarato Lisa Ferrarini, Presidente di ASSICA “Dall’8 luglio aspettiamo che finalmente si superi la trentennale “deroga” italiana alle norme comunitarie sul pagamento a peso morto e da fine settembre abbiamo chiesto, in vista dei rinnovi dei contratti per il 2014, di rivedere il regolamento CUN al fine di rendere le quotazioni veramente espressione del mercato, come avviene per la CUN Tagli e la CUN Grassi di Parma. Per contro, assistiamo ad atteggiamenti dilatori che, in questa grave situazione di mercato, con un eccesso di offerta di suini rispetto a consumi stagnanti, non fa che esasperare la situazione. Una condotta che crea gravi ripercussioni per tutta la filiera. Se al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali c’è ancora qualcuno che si occupa di questa importante fetta dell’agroalimentare italiano, batta un colpo”.