13/08/2015
ASSICA: vogliamo una CUN Suini da macello che sia vera espressione del mercato
La rigidità del regolamento di funzionamento della CUN – che porta alla fissazione di un prezzo unitario anche senza l’accordo tra le parti – ha portato i commissari espressione della parte dei macellatori, ad abbandonare più volte le sedute fino a sospendere la partecipazione alle riunioni.
In tale circostanza ASSICA – Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi aderente a Confindustria – ha ripetutamente ribadito al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF) che non può proseguire una situazione in cui vengano imposti prezzi al di fuori della reale situazione della domanda e dell’offerta, soprattutto quando il mercato è in calo. In altre parole, il Regolamento della CUN Suini dovrebbe essere allineato a quello della CUN Tagli e della CUN Grassi e Strutto che, pur non avendo alcun meccanismo di forzatura dell’accordo tra le parti, funzionano egregiamente da quasi tre anni, con un numero di “non quotati” che si contano sulle dita di una mano.
“Nelle ultime settimane abbiamo mostrato un forte spirito di collaborazione – ha affermato Davide Calderone, Direttore di Assica – e dimostrato di credere nello strumento CUN, attraverso l’accettazione di proposte di mediazione da parte del MIPAAF sulle modifiche al regolamento, anche se non pienamente in linea con le nostre istanze. Purtroppo la componente degli allevatori continua a respingere qualsiasi proposta, arroccandosi dietro posizioni che hanno il solo obiettivo di imporre prezzi di vendita dei suini al di fuori delle logiche di mercato. In tali circostanze non è più tollerabile che la CUN suini da macello continui a stabilire prezzi, visto che alle riunioni partecipano solamente allevatori e non esiste la possibilità di alcun contraddittorio”.
Le Commissioni Uniche Nazionali e le Borse Merci
Le CUN sono un importante tentativo – in massima parte riuscito – di superare quanto realizzato in passato dalle Camere di Commercio che, invece di rilevare contrattazioni del giorno (spesso assolutamente inesistenti) fissavano il prezzo per la settimana successiva, con gravi rischi – sia in termini amministrativi che in termini di normativa antitrust – come mostrano le sentenze relative al mercato di Mantova di qualche anno fa.
Ma per definire un prezzo le parti devono essere d’accordo altrimenti si tratta di un prezzo imposto da una entità terza, incompatibile non solo con il diritto nazionale ma anche con quello comunitario.
Per cui tutti i regolamenti della CUN Suini, che anche ASSICA ha accettato in questi anni per mantenere aperto il dialogo di filiera, sono – quando obbligano o impongono una decisione – contrari alla libera determinazione del prezzo a parte degli operatori che scambiano suini sul mercato.
La Commissione Unica Nazionale come strumento per superare lo “spread” di mercato con l’Europa
Ricordiamo che l’istituzione della CUN Suini era un pezzo di un processo che ci avrebbe dovuto finalmente “portare in Europa”, giungendo in Italia alla quotazioni del suino a peso morto secondo parametri oggettivi.
La quotazione a peso vivo infatti, è in deroga dal 1984. Essendo passati quasi trent’anni, la scusa che spesso viene utilizzata che il suino italiano è diverso non regge più. Se questo fosse stato il vero problema, in tutto questo tempo avremmo dovuto trovare un griglia adatta alla nostra produzione, anche perché la classificazione – con il pieno consenso degli allevatori – ha già da tempo pieno valore legale nella determinazione della rispondenza dei suini ai dettami del disciplinare dei prodotti DOP (Parma, San Daniele, Toscano, Modena, Salame cacciatore, Pancetta, Salame e Coppa Piacentini, eccetera).
In questo contesto, nonostante l’accordo di filiera dell’8 luglio 2013, la parte agricola ha continuato a rallentare il processo, adducendo scuse e ostacoli tecnici pretestuosi e dilazionando gli appuntamenti del tavolo. “Riteniamo ormai indispensabile un coordinamento di alto livello da parte del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali – ha sottolineato il Presidente di Assica, Nicola Levoni. Coordinamento necessario per affrontare sia la questione in maniera strutturale – portando a compimento il processo iniziato nel 2007/2008 con il protocollo di intesa della filiera suinicola, anche in tema di classificazione delle carcasse e quotazione a peso morto – sia per iniziare a discutere delle esigenze di valorizzazione delle produzioni suinicole nazionali che continuano a essere in forte sofferenza nonostante l’introduzione dell’etichettatura obbligatoria dell’origine delle carni suine dallo scorso aprile”.
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