28/03/2014
Export Cina: via libera ai salumi cotti
Apertura della Cina, seppur limitata a poche aziende, ai salumi cotti italiani.
Da oggi prosciutto cotto, mortadella, cotechini e altri prodotti trattati termicamente, potranno finalmente varcare il confine cinese.
Un piccolo ma significativo passo che consente ad alcuni dei nostri produttori di ampliare la gamma dei salumi esportabili.
Ricordiamo che il prosciutto crudo stagionato almeno 313 giorni ha ottenuto il via libera già nel 2008. Nel 2013 l’esportazione in Cina dei prosciutti crudi ha creato un giro d’affari di circa 700 mila Euro con l’invio di circa 59,7 tonnellate di salumi (dati ASSICA – Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi).
Con la nota del Ministero della Salute dello scorso marzo, si è concluso il lungo iter di negoziazioni per l’apertura del mercato cinese ai prodotti cotti della salumeria italiana avviatosi nel 2004 tra il Governo Italiano e quello di Pechino, con l’abilitazione di un primo gruppo di aziende italiane che potranno esportare i salumi cotti ottenuti da carne di suini nati, allevati e macellati in Italia. Il via libera si riferisce agli stabilimenti visitati 8 anni fa dalle Autorità sanitarie cinesi e approvati ora da parte dei Servizi veterinari di Pechino.
“Questa è una apertura significativa, sebbene purtroppo ancora limitata, per le nostre Aziende. Ringrazio il Ministero della Salute, e in particolare il Dipartimento della Sanità Pubblica Veterinaria, la Nutrizione e la Sicurezza Alimentare, per il continuo impegno per le specifiche negoziazioni con le autorità sanitarie cinesi” ha affermato Lisa Ferrarini, Presidente di ASSICA.
“I nostri prossimi traguardi sono due: di riportare a breve le Autorità cinesi in Italia per una nuova missione al fine di ottenere l’autorizzazione ad esportare per altre aziende italiane, e di ampliare la gamma esportabile agli altri prodotti a base di carne suina stagionati, quali salami, coppe, pancette, nonché l’esportazione di carne suina fresca” ha continuato la Presidente.
Un mercato potenziale di 25 milioni di euro
Ma quale sarebbe il potenziale del mercato cinese se ci fosse un’apertura completa dell’esportazione a tutti i salumi e a tutto il sistema produttivo italiano? Per fornire una prima valutazione delle potenzialità oggi inespresse dell’export in Cina, l’ufficio economico di Assica, ha considerato il dato di Hong Kong, dove è oggi possibile esportare tutta la salumeria italiana, moltiplicato per 5, che sono per le principali aree di penetrazione commerciale, così come individuate dallo studio “Esportare la Dolce vita 2013” di Confindustria e Prometeia.
Queste aeree, particolarmente favorevoli all’importazione di prodotti di fascia medio alta come i salumi italiani, sono state selezionate tenendo conto del livello di urbanizzazione, del reddito disponibile, del consumo pro capite delle famiglie urbane e delle condizioni geografiche.
Si tratta di tre municipalità (Shanghai, Pechino e Tianjin) e due province (Zhejiang e Guangdong). Ordinando le province e le municipalità cinesi in base a quota di popolazione urbana, reddito disponibile pro-capite e consumo pro-capite delle famiglie urbane, infatti, queste cinque aree selezionate risultano sempre occupare le prime cinque posizioni.
A Hong Kong, nel 2013, sono stati esportati oltre 5 milioni di euro. Ciò significa che, potenzialmente, una completa apertura dell’export verso la Cina potrebbe comportare un aumento dell’export di almeno 25 milioni di euro nel breve periodo. A questo andrebbe aggiunto il fatturato che potrebbe generare l’export di carne fresca e congelata: già oggi la Cina e Hong Kong (considerati insieme) sono i principali importatori di carne suina dall’Unione Europea: oltre 1 milione di tonnellate di carne suina viene inviato dai paesi europei nei porti dell’estremo oriente. Un business a cui l’Italia partecipa molto marginalmente a causa della persistenza in alcune regioni di patologie veterinarie che gli allevatori non paiono in grado di debellare