20/07/2015
Il discorso del neo Presidente Nicola Levoni
L’Assemblea ASSICA si tiene quest’anno in Expo per ricordare e ricordarci l’importanza che abbiamo nell’agroalimentare italiano, nell’identità culturale del Paese.
Un valore che le nostre imprese hanno costruito in molti anni e che oggi continuano a far crescere in Italia e nel mondo, superando spesso ostacoli e barriere con quella determinazione che è nel Dna dei nostri imprenditori. L’Associazione si è molto impegnata per garantire una presenza importante ai salumi italiani in questo evento mondiale.
ASSICA è partner privilegiato di Confidustria e di Palazzo Italia nella mostra “Fab Food. La fabbrica del gusto italiano”. Un percorso interattivo, divertente, per spiegare ai visitatori i valori dell’alimentazione industriale, capace di coniugare tradizione e qualità con sicurezza e disponibilità per tutti. In questo contesto, per dare il nostro contributo al dibattito mondiale che si sta sviluppando all’Esposizione Universale, abbiamo realizzato, in collaborazione con le altre filiere delle carni italiane e alcune importanti aziende, lo studio Carni Sostenibili e il modello della Clessidra ambientale. Questo lavoro è tra le fonti utilizzate nella stesura della Carta di Milano, il documento che esprime la proposta dell’Italia sui temi dell’Esposizione Universale. Il documento che verrà consegnato a ottobre al segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon in occasione della giornata mondiale dell’alimentazione.
Il nostro settore da sempre è capace di coniugare tradizione e innovazione. Lo dimostrano gli straordinari miglioramenti a livello nutrizionale dei salumi italiani, l’attenzione alla sostenibilità di tutta la filiera. Vedi lo sviluppo del biogas e i molti progetti sull’efficienza della trasformazione e del confezionamento, la naturale propensione alla lotta agli sprechi: d’altronde che “del maiale non si butta via niente” lo si diceva molto prima che il tema diventasse così di moda… Anche per questi motivi, ASSICA e il mondo dei salumi hanno creduto al progetto dell’Expo fin dall’inizio: lo dimostrano le tante iniziative dell’Associazione, dei Consorzi di tutela, dell’Istituto Valorizzazione Salumi Italiani e di molte imprese. Questo primo mese e mezzo mostrano che la nostra fiducia era giustificata. Come ha detto il Presidente di Federalimentare, è palpabile il sentimento di ammirazione e rispetto da parte del mondo che viene a Expo e vede nel nostro Paese, nella nostra filiera produttiva, un modello unico ed ideale da prendere come riferimento.
Passando a parlare del settore che ASSICA rappresenta, nel 2014 la produzione di carne e salumi ha continuato a mostrare segnali di debolezza, in linea con il resto del mondo alimentare. La produzione è scesa dell’1,2% in quantità e dell’1,5% in valore, fermandosi poco sopra 7,8 miliardi di euro. Confidiamo che i segnali positivi dei primi mesi del 2015 segnino i punto di svolta per il settore e per l’Italia. Ancora una volta a salvare in parte il comparto è stato l’export (+4,7%), nonostante siano intervenute nuove barriere non tariffarie, a partire dall’embargo russo che, dopo i colloqui che il Presidente Putin, proprio qui a Expo, ha avuto con le autorità italiane, speriamo si possa presto superare.
In questo contesto macroeconomico, nelle ultime settimane si sono aggiunti diversi attacchi mediatici, ingiustificati, a tutto l’agroalimentare italiano e anche alle filiere della carne. È un vero peccato che nell’anno di Expo, lo sport preferito di alcune trasmissioni sia quello dello screditamento sistematico dell’alimentare italiano. Non se lo meritano le centinaia di migliaia di agricoltori, allevatori, imprenditori e lavoratori che ogni giorno si impegnano con passione e onestà per produrre quel made in Italy alimentare di cui ci vantiamo nel mondo. Un settore che, solo per quel che riguarda le filiere animali, vale 30 miliardi di euro e impiega quasi 200 mila addetti diretti.
Expo è la sede e l’occasione dove condividere con tutta la filiera l’obiettivo di comunicare e difendere tutti assieme, con ancora più forza, quanto di buono c’è nei nostri prodotti. Una condivisione che credo sia fondamentale se vogliamo affrontare le enormi sfide che ci aspettano. Dobbiamo aumentare le collaborazioni con le altre associazioni industriali affini, con i Consorzi di tutela, con le confederazioni agricole, con la distribuzione, eccetera. Perché solo facendo sistema, senza intaccare le specificità di ognuno, saremo in grado di aumentare l’efficacia del nostro lavoro.
Il protocollo d’intesa tra Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e le associazioni della grande distribuzione organizzata per favorire una più facile individuazione dei prodotti Dop e Igp presso i punti vendita, firmato qui a Expo, è un esempio di quel che occorre fare. La filiera ha oggi bisogno di rilanciarsi. Serve un approccio strategico nell’organizzazione, nella comunicazione, nella valorizzazione. Dobbiamo mettere in campo una politica di valorizzazione della carne fresca nazionale (perché come abbiamo sempre detto l’etichettatura da sola non basta). Una politica che definisca regole chiare per i rapporti di filiera. Un politica che concentri le risorse evitando di disperderle in centinaia di micro interventi che non raggiungono la soglia di efficacia. Ma al processo riformatore, che non deve assolutamente rallentare, chiediamo soprattutto di “togliere”:
• togliere regole fumose e interpretabili;
• togliere norme nazionali incompatibili con i diritto comunitario.
Ricordo il recente sblocco della situazione USA. Grazie al lavoro del Ministero della Salute, del Ministero dello Sviluppo Economico e dell’Ambasciata a Washington, con il costante supporto di ASSICA, le procedure di invio negli USA stanno tornando alla normalità dopo due anni di costosi controlli rafforzati. A questo si aggiungono le buone notizie per la bresaola in Canada e in Uruguay, e altre aperture minori. Rimane il paradosso del Brasile che esporta carne bovina ma non importa la sua carne una volta stagionata.
Questi successi devono servirci come stimolo per continuare questo lavoro, sia per la carne fresca sia per i salumi, a partire dal Far East. Il futuro del nostro settore, il futuro di tutto l’agroalimentare italiano è all’estero.
Il nostro settore ha la tutte le potenzialità per contribuire in maniera significativa all’obiettivo dei 50 miliardi di euro di esportazioni entro il 2020. Ancora una volta chiediamo che il sistema Paese ci aiuti a “togliere”: togliere i divieti che ancora ci limitano. Naturalmente, una volta superate le barriere tariffarie e non tariffarie, è necessaria anche l’opera di promozione e difesa del made in Italy.
Su questi appare molto positivo il Piano straordinario di sostegno del made in Italy, che è ha appena avuto avvio. Devo dare atto al Viceministro Calenda e al Ministro Martina di essere stati capaci di introdurre un nuovo metodo nella promozione all’estero. Un approccio non più burocratico, un approccio che ha smesso di avere come obiettivo quello di accontentare un po’ tutti. Il piano straordinario, forse per la prima volta, introduce un approccio finalmente manageriale, con obiettivi chiari, aree target, una selezione dei partner commerciali fatta con logiche di mercato, a partire da FMI e da quello che rappresenta nella storia della distribuzione commerciale statunitense e mondiale.
Un piano che ha finalmente a capacità di non disperdere le risorse ma di raggiungere dimensioni d’investimento adeguate. Anche superando rivalità fieristiche che, viste dall’estero, non hanno alcun senso. Credo che questa sia una rivoluzione in questo ambito: sarà importante usare lo stesso approccio nella verifica dei risultati di questa prima campagna, al fine di progettare al meglio le azioni future. Oggi siamo forse a un punto di svolta: l’economia, i consumi, l’export dei primi mesi del 2015 mostrano i primi piccoli segnali incoraggianti. Come ha detto il Presidente Giorgio Squinzi all’Assemblea di Confidustria, questi “germogli vanno protetti e difesi" perché "il crinale tra crescita e stagnazione è assai sottile".
Chiudo citando il presidente Renzi all’Assemblea di Federalimentare: “Il pianto e il rimpianto alimentano il file delle occasioni perdute, ma quello che oggi è davanti a noi è un Paese che se fa quello che deve fare, tra 10 anni sarà leader, non solo a livello europeo, ma nel mondo”. Per ottenere questo risultato tutti, imprenditori, Associazione, Istituzioni dobbiamo avere un solo obiettivo: costruire le migliori condizioni per produrre, creare occupazione, ricchezza e benessere nei territori dove da sempre operiamo.