24/10/2019

Il punto di vista del Presidente

La flessione dell’export non ci sorprende, avevamo già notato un rallentamento negli scorsi trimestri – ha affermato Nicola Levoni, Presidente di ASSICA commentando i dati export salumi – si tratta di un calo contenuto (-0,8% in quantità e -0,3% in valore), che può essere considerato fisiologico dopo anni di sostenuta crescita e considerando che i principali mercati di riferimento, in particolare nella UE, sono mercati maturi. Ciò che preoccupa è che questo calo arriva in un momento di grave difficoltà per il settore.

Le minacce provenienti dal conteso politico internazionale, inoltre, ci fanno temere per un peggioramento della situazione. Mi riferisco innanzitutto ai dazi decisi dall’Amministrazione Trump a seguito della sentenza del WTO in merito alla vicenda Airbus – Boeing. Analizzando i dati delle esportazioni di salumi, infatti, vediamo che i risultati migliori sono stati ottenuti nei Paesi terzi e in particolare negli USA, dove a performare meglio son stati proprio salami e mortadelle ovvero i prodotti colpiti dal dazio aggiuntivo del 25%. La questione americana, inoltre, non si esaurisce qui, sappiamo infatti che nei prossimi mesi gli USA potranno rivedere sia l’importo dei dazi sia i prodotti in lista. Siamo anche in attesa di conoscere gli esiti della Brexit per fine gennaio: in caso di No Deal i nostri prodotti potrebbero essere fra quelli soggetti a dazio.

A tutto ciò si aggiunge la recente proroga dell’embargo russo fino al 31 dicembre 2020. Al momento della chiusura (agosto 2014) la Russia valeva per le esportazioni del nostro settore 55 milioni di euro di cui 19 milioni di euro derivanti dai soli salumi.

Infine, ma è questo il punto più preoccupante, l’impennata dei prezzi della materia prima in Europa determinata dalla esplosione della domanda cinese per i problemi ormai noti non accenna a terminare e questo, in un contesto nazionale caratterizzato da consumi deboli, rende difficile attuare quelle politiche di prezzo che sono divenute ormai urgenti e non più procrastinabili per assicurare l’equilibrio economico e finanziario delle nostre imprese.

Viviamo un momento estremamente delicato, chiamati a gestire le conseguenze di quella che è stata già definita come la prima emergenza alimentare del secolo e a contenere i danni derivanti dalla brusca interruzione del processo di integrazione fra le economie mondiali. Siamo consapevoli che in questa situazione non esistono soluzioni facili e per questo siamo convinti che sia necessario un confronto serrato con le autorità italiane e soprattutto con quelle europee per studiare provvedimenti idonei a gestire crisi nuove e inattese come questa.

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