21/06/2018

Parlato ad Agricolae: “Studio carne rossa? Troppo rumore per nulla”

A seguito della recente pubblicazione dello studio completo sull’eventuale correlazione tra il consumo di carne rossa e salumi e l’insorgenza di tumori, anticipato dall’IARC tre anni fa (ottobre 2015), l’agenzia di stampa Agricolae.eu ha intervistato Salvatore Parlato, presidente del Crea. La notizia fu ripresa dai media di tutto il mondo, con effetti sui consumi e sugli stili alimentari di milioni di persone. La stampa semplificò a tal punto il messaggio, da far passare un concetto scientificamente non corretto. Ma fu la stessa OMS ad ammettere "un errore nella comunicazione”.

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L’intervista rilasciata da Parlato ad Agricolae.eu:

“C’è una grossa distanza tra l’annuncio eclatante di tre anni fa e lo studio vero e proprio pubblicato oggi. Studi come questo vanno presi con le pinze perché necessitano di grandi approfondimenti e verifiche in tutti i nessi di casualità viste le variabili chiamate in causa”. Così ad AGRICOLAE il presidente del Crea Salvatore Parlato in merito alla pubblicazione dello studio sull’eventuale correlazione tra il consumo di carne e il tumore anticipato dall’Oms tre anni fa generando una vera e propria bomba mediatica. “Basti pensare che su 800 studi lo IARC ne tiene buoni 14. E di questi, 7 dicono una cosa e 7 ne dicono un’altra”, prosegue Parlato.

Nelle scorse settimane è stato finalmente pubblicato lo studio completo sugli ipotetici danni che il consumo di carne avrebbe potuto generare alla salute umana. Quasi 500 pagine dalle quali è possibile oggi capire i reali effetti di quel sasso gettato nello stagno circa tre anni fa dall’anticipazione dell’OMS. Anche sulle imprese italiane. Un documento importante per la comunità scientifica che potrà ora costituire un punto di partenza per approfondire il tema dato che, rispetto alle poche righe pubblicate nel 2015, nella monografia uscita pochi giorni fa le cose sono un tantino diverse. Lo IARC infatti, su circa 800 casi epidemiologici presi in esame ne ha giudicati attendibili sono 14. E di questi solo la metà evidenziavano una correlazione tra un eccessivo consumo di carne rossa e il tumore al colon retto. L’altra metà non individua alcun effetto. In sostanza su 800 casi solo 7 erano in linea con l’allarme lanciato all’epoca: vale a dire meno dell’un per cento.

“Occorre individuare degli equilibri che noi individuiamo nella dieta mediterranea per una corretta alimentazione”, prosegue ancora il presidente del Crea. “Il problema è che basta anche solo un vocabolo per generare pesanti allarmismi con tutte le conseguenze del caso. La verità è che lo studio in questione è stato fatto su consumi di carne completamente diversi da quelli della popolazione italiana”.

Subentra anche il tema del rispetto dell’ambiente e delle condizioni degli animali “che suscita a volte – secondo Parlato – anche posizioni ideologiche su cui occorre avere anche un maggior equilibrio. L’apporto di proteine animali è infatti indispensabile soprattutto nel periodo della crescita. Da non scordare poi l’importanza del benessere animale: un animale sano trasmette prodotti di qualità, cosa che non accade quando un animale è in sofferenza, la cui carne potrebbe avere tossine”.

“Studi come questo, seppure, vanno bene per paesi dove i consumi di carne rossa sono molto alti e la qualità è bassa”, conclude Parlato. “E non è il caso dell’Italia. Tutto questo ha generato l’alterazione dei consumi di carne sulla base di elementi che non erano completi e completamente attendibili”.
 

Leggi la notizia completa sul sito di Agricolae

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