30/07/2021
Pratiche sleali nel food: passi avanti lungamente attesi
Giunge a compimento il lungo iter nazionale per il recepimento della direttiva 633/19 che armonizza all’interno del mercato unico europeo gli approcci in materia di pratiche commerciali sleali nell’agroalimentare adottati nei diversi Stati Membri.
L’Italia fu tra i primi Paesi ad adottare una disciplina specifica fin dal 2012 con l’articolo 62 del DL 1/2012 che introduceva la disciplina e le sanzioni circa determinate pratiche commerciali lungo la filiera agroalimentare nazionale, con un intento deterrente e volto a far progredire le filiere agroalimentari verso una maggiore trasparenza.
In proposito, il lungo dibattito europeo durato oltre 10 anni è sfociato nel 2019 con la suddetta direttiva che, pur lasciando consueti margini di manovra ai singoli Stati, pone alcune basi comuni a tutti: principi come la necessità del rispetto di precisi e definiti tempi di pagamento delle forniture, l’impossibilità di addebitare al fornitore costi per il deperimento merci non a lui imputabile, il divieto di modificare unilateralmente le condizioni contrattuali, l’esplicito divieto di utilizzo di segreti commerciali acquisiti nell’ambito della normale attività di compravendita, la condanna delle ritorsioni in caso di segnalazione per pratica sleale sono divenuti finalmente comuni, condivisi e applicabili in tutta l’Unione Europea.
Il recepimento nazionale della direttiva comunitaria ha inoltre permesso all’Italia di fare qualche ulteriore passo avanti, introducendo ad esempio l’obbligo della forma scritta per i contratti della filiera agroalimentare (salve determinate, precise e ben definite forme equivalenti), includendo tra le pratiche sleali l’imposizione non concordata di servizi accessori alla compravendita, delineando e rendendo applicabile un meccanismo di risoluzione delle controversie alternativo alla denuncia all’autorità, che dovrebbe favorire la ricomposizione di divergenze di vedute su determinate prassi tra operatori.
"E’ un provvedimento che aspettavamo da diversi anni e siamo soddisfatti nel leggere un testo moderno e innovativo in materia di pratiche commerciali sleali per il food. Siamo convinti che l’Italia potrà un’altra volta essere di esempio per molti altri Stati europei” – ha commentato Ruggero Lenti, Presidente di ASSICA.
Tra le novità, anche l’individuazione di un’autorità di controllo differente rispetto al passato. L’applicazione della direttiva è stata affidata non più all’AGCM, ma all’ICQRF, l’Ispettorato che sovrintende all’applicazione di una gran parte della normativa agroalimentare: dalle DOP e IGP al Reg. UE 1169/2011 in materia di etichettatura, dal biologico alle campagne vinicole e olearie.
"L’affidamento della gestione di segnalazioni e contestazioni a ICQRF rimarca con decisione la centralità al tema food che viene data all’applicazione di questa disciplina sulle pratiche commerciali, Auspichiamo che l’Ispettorato possa disporre delle necessarie risorse economiche e di personale per poter assicurare la più piena e corretta assistenza a tutti gli operatori, senza pregiudicare il fondamentale operato che già oggi svolge su una pluralità di materie fondamentali per la reputazione del Food Made in Italy in Italia e nel mondo" – ha concluso Lenti.
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