08/10/2012

Primo semestre positivo per l’export salumi, ma la crisi frena la crescita

Nel periodo gennaio-giugno, le spedizioni dei nostri prodotti hanno raggiunto quota 65.700 tonnellate per un valore di 522,5 milioni di euro, segnando un +4,3% in quantità e un +6,6% in valore rispetto al primo semestre 2011.
Il comparto partito brillantemente nel primo trimestre ha però rallentato la sua corsa nel secondo trimestre, penalizzato, da un lato dal preoccupante peggioramento delle condizioni economiche dell’area euro e dal rallentamento del commercio mondiale, dall’altro dall’effetto confronto con un secondo trimestre 2011 decisamente brillante.

Dal mese di aprile inoltre ha pesato sulla performance del nostro settore anche l’azzeramento delle restituzioni alle esportazioni verso i Paesi extra UE, fatto che certamente non ha aumentato la competitività dei nostri prodotti.
Nel semestre, inoltre, il settore ha mostrato con riferimento ai fatturati tassi di crescita poco al disotto di quelli dell’industria alimentare (+7,1%) ma sostanzialmente più elevati di quelli dell’industria in generale (+4,2%).
L’analisi dei dati, inoltre, evidenzia chiaramente, che il nostro settore – al pari del resto dell’industria alimentare – ha tenuto meglio sui mercati extracomunitari rispetto a quelli comunitari.

Del resto, una recente indagine di Federalimentare mostra come nel 2011 l’Italia – per quanto riguarda i salumi – sia diventato uno dei principali partner commerciali di molti importanti mercati extra UE. La stessa indagine mostra che il nostro Paese risulta penalizzato (occupando posizioni più basse in classifica) soprattutto nei Paesi che limitano l’accesso ai nostri prodotti a causa di barriere igienico–sanitarie.
“I dati sono chiari – ha commentato Lisa Ferrarini -Presidente di ASSICA. In un contesto in cui il commercio mondiale sta rallentando e a essere colpiti sono soprattutto i consumi europei è fondamentale diversificare i mercati di destinazione e intercettare la domanda dei Paesi emergenti.
ASSICA ha sempre dato priorità assoluta a questo obiettivo, battendosi per l’apertura di quanti più mercati possibili all’intera gamma di salumi italiani e i dati le danno ragione. Il buon tasso di crescita registrato dalle esportazioni dei nostri salumi verso i Paesi terzi, infatti, è sicuramente un premio importante per il lavoro svolto, ma siamo consapevoli che non basta. Le perdite commerciali dovute alle barriere veterinarie e tariffarie esistenti si possono prudenzialmente stimare in 250 milioni di euro. Una cifra che potrebbe essere realizzata già dal primo anno di liberalizzazione degli scambi.
In un momento tanto difficile per la nostra economia non chiediamo aiuti finanziari, il nostro è un settore che non lo ha mai fatto. Chiediamo un aiuto alle Istituzioni affinché ci mettano nelle condizioni migliori per far bene il nostro lavoro e valorizzare nel mondo le eccellenze del nostro settore.
L’Italia nel 2011 è stata il principale fornitore di salumi del Brasile, ha occupato la seconda posizione in classifica negli Stati Uniti e in Australia, la terza in Russia e ha fatto tutto questo a dispetto dei limiti posti alle nostre esportazioni. Credo questi risultati mostrino chiaramente che ci sono importanti margini per i nostri prodotti e opportunità che non possiamo concederci il lusso di perdere”
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EXPORT PRODOTTI
Primo semestre complesso per le esportazioni di prosciutti crudi. Nel periodo gennaio–giugno gli invii di prodotti con e senza osso sono rimasti sostanzialmente stabili in quantità attestandosi sulle 26.760 ton (-0,6%) ma hanno mostrato un buon aumento in termini di fatturato (+6,2% per 267,1 milioni di euro).
All’interno della categoria, le due voci doganali di riferimento hanno evidenziato un andamento divergente.
I prosciutti disossati (la voce comprende anche speck, coppe e culatelli) hanno, infatti, messo a segno un risultato positivo superando quota 24.330 ton (+0,5%) per un corrispettivo di 251,3 milioni di euro (+5,8%), grazie al buon andamento sui mercati extra UE.

I prosciutti in osso, invece, si sono fermati a quota 2.424 ton (-10,4%) per 15,8 milioni di euro (+12,8%).
Considerando la categoria nel complesso, a soffrire sono state soprattutto le spedizioni verso i Partner comunitari (-4,5% in quantità e +1,7% in valore), mentre quelle verso i Paesi terzi hanno mostrato un buon passo sia in quantità (+15,4%) sia in valore (+22%).

All’interno del mercato unico con riferimento alle quantità esportate, ottimo il risultato della Germania (+26,7%) meno interessata dalla crisi dell’euro, mentre hanno chiuso in flessione Francia e Austria.
Molto dinamica è risultata, invece, la domanda dei Paesi terzi, dove i prodotti a maggiore valore aggiunto hanno registrato importanti affermazioni. Ottime, in particolare, le spedizioni verso gli USA che hanno messo a segno un +21,7% in quantità raggiungendo quota 2.150 ton, e un +28,5% in valore (26,5milioni di euro). Brillante anche il risultato maturato verso il Giappone (+32,6% in quantità e +32,9% in valore). Molto buoni, infine, gli andamenti di Canada, Brasile e Hong Kong.

Ottimo il risultato di mortadella e wurstel. Nel complesso del periodo gennaio – giungo, infatti, l’export di questi prodotti ha raggiunto quota 15.585 tonnellate (+9%), per un valore di 52,9 milioni di euro (+6,3%).
Un risultato, questo, che non solo ha beneficiato del brillante andamento del primo trimestre ma anche del positivo incremento del periodo gennaio-aprile. Un contributo al risultato è arrivato sia dagli scambi con i partner comunitari sia, soprattutto, da quelli con i Paesi terzi.

Nonostante la critica situazione dei Paesi UE, gli invii verso gli altri Paesi del mercato unico hanno superato le 10.600 ton (+4,3%) per 40,5 mln di euro (+4,7%). In ambito comunitario, decisivi sono stati i risultati di Francia (+10,4%), Germania (+4,9%) e Regno Unito (+12,9%).

Molto vivace si è mantenuta la domanda dei Paesi terzi: +20,7% per circa 4.970 ton +12,1% per 12,4 milioni di euro, grazie alle buone performance maturate verso la Croazia (+28,6%) sempre sostenute dalla vivace domanda per i wurstel, e verso il Libano (+3,2%) e gli USA (+18,4%). Molto bene, infine, anche Hong Kong e Giappone.

Primo semestre molto positivo anche per le esportazioni di salami, attestatesi sulle 11.620 tonnellate (+5,7%) per un fatturato di 107,1 milioni di euro (+4,7%). Trend discreto per l’export verso la UE (+4,9% e + 4,55), sostenuto dall’ottimo risultato delle spedizioni verso il Regno Unito e dalle brillanti performance verso la Francia (+10,8%), l’Austria (+15,6%) e il Belgio (+8%).
Notevole la performance verso i Paesi extra UE (+10,7% in quantità per 1.750 ton e +5,7% in valore per 21,9 mln di euro) grazie al lieve aumento della Svizzera e soprattutto ai brillanti risultati di Federazione Russa e Giappone.

Buono e ancora molto sostenuto il trend evidenziato dalle esportazioni di prosciutti cotti, arrivate nel periodo gennaio – giugno a 6.060 tonnellate (+8,2%) per un valore di 40,8 milioni (+6,2%). Un andamento, questo, non solo in linea con quello del primo trimestre dell’anno, ma che rappresenta un importante consolidamento della brillante performance del primo semestre 2011.
Nel complesso del primo semestre, si è mantenuta interessante la domanda dei partner comunitari, cresciuta del 6% in quantità e del 3,9% in valore, ma un contributo fondamentale è arrivato anche per questa categoria dalla domanda extra UE che ha evidenziato +34,3% in quantità +27% in valore.

All’interno del mercato unico hanno registrato importanti progressi le prime tre piazze di riferimento: Francia (+6%), Germania (+7,1%) e Austria (+4,1%). Fra i Paesi terzi, decisivi gli invii verso USA (+81,2% e +91,2%).
Chiusura di semestre discreta per le pancette stagionate. Grazie all’ottimo andamento del periodo gennaio – marzo, le nostre esportazioni sono salite a 2.040 tonnellate (+16,8%) per 14,4 milioni di euro (+10,7%.)

Molto vivaci sono risultati gli invii verso la UE, cresciuti del 35,8 in quantità e del 26,5% in valore, grazie all’ottimo risultato dell’Austria, che ha visto balzare le nostre spedizioni a 471 ton dalle 18 del primo semestre 2011 per un fatturato di 2,4 milioni di euro e alla buona domanda di Francia e Germania.
Hanno segnato il passo, invece, gli invii verso i mercati extra UE scesi a quota 161 ton dalle 362 del primo semestre 2011 (-55,6%) essenzialmente a causa della flessione dell’export verso il Giappone.

Primo semestre difficile per la bresaola. Nel periodo gennaio – giugno le spedizioni di questo prodotto si sono fermate a 1.130 tonnellate (-8,5%) per 21,9 milioni di euro (+1,9%). Migliore, rispetto all’andamento complessivo, la performance sui mercati comunitari che hanno registrato un -4,9% in quantità e un +6,5% in valore (per 919 ton e 17,8 milioni di euro). A influire su questo risultato è stato essenzialmente il ridimensionamento del mercato francese solo in parte attenuato dal progresso di Regno Unito e Germania. Oltre i confini comunitari si sono registrate ancora notevoli difficoltà essenzialmente legate agli scambi con la Svizzera (-14,3% per 173 tonnellate).

EXPORT PAESI
Nonostante l’acuirsi della crisi nell’area euro, dal secondo trimestre dell’anno, le esportazioni di salumi verso l’UE hanno chiuso positivamente il primo semestre 2012. Nel periodo gennaio – giugno gli invii verso gli altri partner del mercato unico sono, infatti, saliti a 51.013 ton dalle 50.304 del primo semestre 2011 (+1,4%) per un valore di 404,8 milioni di euro (+4%). Dopo un ottimo primo trimestre, però, le nostre esportazioni hanno perso slancio nella seconda frazione dell’anno, riflettendo il peggioramento delle condizioni dei consumatori europei.

All’interno del mercato unico hanno mostrato un ottimo passo le esportazioni verso la Germania che con un +10,5% per 13.900 ton e +7% per 118,4 milioni di euro è stata il nostro principale partner commerciale sia quantità sia in valore, grazie alla vivace domanda per quasi tutti i principali salumi, in particolare prosciutti crudi e insaccati cotti.
Più che discreto il risultato del Regno Unito che ha evidenziato un ottimo +8,3% in quantità, ma che ha richiesto qualche sacrificio in termini di valore (-0,1% per 58,9 milioni di euro).

Buone notizie sono arrivare anche dal Belgio, dalla Svezia, da Malta e dalla Slovenia, mentre sono risultati in flessione invece gli invii verso la Francia, l’Austria e la Spagna.
Ottimo primo semestre le esportazioni di salumi verso i mercati extra UE. Nel periodo gennaio-giugno gli invii dei prodotti della nostra salumeria verso i Paesi terzi sono arrivate a 14.720 ton (+16%) per 117,6 milioni di euro (+16%).
Dopo l’ottimo primo trimestre, anche nella seconda frazione dell’anno la performance verso questi mercati ha evidenziato una crescita a 2 cifre (+10,9% in quantità +12% in valore) confermando il gradimento per i nostri prodotti.
Una crescita importante, questa, ottenuta soprattutto grazie alle buone performance sui mercati più ricchi, capaci di valorizzare i prodotti a maggiore valore aggiunto, ma sostenuta anche dai notevoli risultati ottenuti sui mercati emergenti e su quelli meno ricchi, ma comunque in grado di premiare gli ottimi prodotti della nostra salumeria a minore valore aggiunto.

Decisive sono state senza dubbio le esportazioni verso gli Stati Uniti, che hanno raggiunto quota 2.652 ton (+26,2%) per 29,4 milioni di euro (+31,7%). Una performance, questa, che sicuramente ha beneficiato dell’ottimo andamento del primo trimestre, ma che trovato un’importante conferma anche nel secondo. Traino elle nostre esportazioni verso gli USA sono stati i prosciutti crudi stagionati (+21,7% in quantità e +28,5% in valore), ma ottimi sono stati anche i trend di tutti gli altri prodotti esportabili.

Notevole, soprattutto in termini di quantità, la performance verso la Croazia che, sostenuta dalla dinamica domanda per mortadella e wurstel ha segnato un +15% in quantità per 2.990 e un +3,2% in valore (7,2 milioni di euro).
Positivi sono apparsi anche gli invii verso il Giappone (+37% in quantità e +34,7% in valore), il Canada (+43,4% e +51,7%), la Federazione Russa (+40,9% e +37,4%) e Hong Kong (+22,1% e +23,2%).
Primo semestre difficile gli invii di salumi verso la Svizzera penalizzati dalle difficoltà legate alla presenza su questo mercato di grandi catene estere che favoriscono l’accesso dei propri produttori a scapito dei nostri.

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