21/12/2011

Le prospettive della filiera suinicola

Nell’ambito dell’attività legata alla Istituzione della Commissione Unica Nazionali Tagli di Suino e Grassi e Strutto (CUN), durante la fiera Cibus Tec 2011 ha avuto luogo il consueto appuntamento con il “Meat Day”, momento di confronto tra gli operatori del settore delle carni divenuto ormai tradizionale.

L’incontro di quest’anno era incentrato sull’analisi dei trend economici della filiera suinicola italiana ed europea, con particolare riguardo alle importanti novità dell’ultimo anno: dall’introduzione in Italia dell’obbligo della classificazione delle carcasse suine all’Istituzione delle CUN a Parma.
Il “Meat Day” si è confermato un importante appuntamento per gli operatori della filiera, che hanno avuto la possibilità di conoscere le esperienze di altri Paesi europei sugli argomenti dibattuti.
Quest’anno, intorno al tavolo, c’erano Lars Christian Hoelgaard della Commissione Europea, Gabriele Canali, presidente di Crefis (Centro ricerche economiche sulle filiere suinicole), Kees de Roest del Crpa (Centro ricerche produzioni animali), Jean Pierre Joly del Marché du porc breton, Riccardo Cuomo, della Borsa merci telematica italiana e Davide Barchi, dell’assessorato Agricoltura Regione Emilia Romagna.
Il dibattito si è concentrato su una disamina delle caratteristiche produttive, economiche, organizzative e normative della filiera suinicola nazionale e le sue peculiarità rispetto a quella europeo più in generale.

Suinicoltura europea e suinicoltura italiana
Come è stato evidente dalla relazione introduttiva di Lars Christian Hoelgaard, quando si parla di suinicoltura nell’Unione europea l’analisi si concentra sui costi di produzione, con particolare riferimento in questo periodo alle materie prime agricole utilizzate nella mangimistica, e sul rapporto competitivo dell’Unione con gli altri grandi produttori: la Cina certamente, ma soprattutto i grandi esportatori come gli Stati Uniti e il Brasile.

L’intervento di Hoelgaard è stato anche l’occasione per fare il punto sul grande tema comunitario del momento: la riforma della PAC e i suoi riflessi sulla competitività di medio periodo della suinicoltura europea.

Molto diverso è il quadro italiano, come ha ben sottolineato il prof. Canali: il forte legame con la salumeria ha portato, come noto, a una produzione suinicola profondamente differente da quella europea. Diversi sono i costi di produzione, diverso l’export, che riguarda soprattutto il prodotto finito, vale a dire i salumi, e non la carne fresca. Questo anche a causa dei limiti alle esportazioni determinati dalla persistenza di alcune malattie animali in Calabria, Campania e Sardegna. Non a caso il valore medio delle esportazioni nazionali di salumi è di 5,2 euro. Al secondo posto, in questa classifica, si trova l’Austria con un valore medio dell’export di 2,9 euro. La media mondiale è meno della metà: 2,2 euro.

Il prof. Canali ha quindi evidenziato le criticità della nostra filiera, partendo da quelle storiche e strutturali: una filiera «troppo» legata a un solo prodotto, il difficile coordinamento dell’offerta, le dimensioni delle imprese a tutti i livelli, le politiche agricole, ambientali, sanitarie, dei consumatori, non sempre adeguate alle specificità italiane. A queste si aggiungono oggi gli effetti negativi della crisi finanziaria ed economica sui consumi di prodotti di qualità e sull’accesso al credito. E, soprattutto, gli effetti di politiche distorsive sulle bioenergie sui costi di produzione dei suini e sui costi per le fasi a valle (macellazione e produzione di salumi).

La distribuzione del valore
A questo proposito, Kees de Roest del Crpa (Centro ricerche produttive animali) ha presentato le stime sull’andamento dei costi di produzione nei primi mesi del 2011. Kees de Roest ha sottolineato come nel nostro Paese i rezzi dei mangimi composti integrati per suini da ingrasso hanno sfiorato i 300 euro/quintale. Al contrario, nello stesso periodo, in Danimarca e in Olanda, il prezzo si è sempre attestato su una soglia di poco superiore ai 250 euro/quintale. All’origine di questo delta, vi sono due elementi: il tipo di mangime previsto dai disciplinari delle produzioni Dop e, soprattutto, la scarsa competitività del sistema Paese che comporta maggiori costi di trasporto.
Tuttavia la parte più interessante nella presentazione di Kees de Roest è stata quella dedicata alla distribuzione del valore del suino pesante tra gli operatori della filiera. Secondo i calcoli del CRPA, mediamente nei primi dieci mesi del 2011 alla distribuzione è andato il 50,5% del valore, contro il 22,5% destinato alla trasformazione, il 10% dei macellatori e il 17% degli allevatori. Un dato che conferma il trend già registrato negli ultimi anni: ormai allevatori, macellatori e trasformatori si dividono una torta che sta diventando sempre più piccola. La fetta più grossa è infatti appannaggio della GDO.

Le novità del 2011: le CUN e la classificazione delle carcasse
In un convegno dedicato alla suinicoltura italiana non si poteva non parlare delle due novità che hanno segnato il 2011: l’istituzione delle Commissioni Uniche Nazionali Tagli di Suino e Grassi e Strutto e il completamento del quadro normativo e degli obblighi per tutti gli attori della filiera (ma soprattutto per i macelli) alla base dell’attività di classificazione delle carcasse.

A proposito di formazione dei prezzi, nel convegno sono stati approfonditi i sistemi di quotazione, partendo anche qui con una esperienza europea, forse la più avanzata nell’uso delle tecnologie. Si tratta del Marché du Porc Breton, la cui organizzazione è stata presentata dal suo direttore, Jean Pierre Joly. Grazie al suo sistema di aste telematiche, al pagamento a peso morto con premi e penalizzazioni qualitative e alla verifica trasparente della classificazione delle carcasse Marché du Porc Breton si è imposto in Francia, tanto che il suo prezzo è utilizzato come riferimento per il pagamento di tutti i suini macellati nel Paese.
Per ciò che attiene le CUN, Riccardo Cuomo, Vice Direttore della Borsa Merci Telematica Italiana e segretario delle Commissioni uniche, ha fatto il punto su questa importante novità, che oggi è guardata con interesse da altri settori. Le Commissioni Uniche Nazionali, infatti, sono istituzioni diverse dalle Commissioni Prezzi delle Camere di Commercio: formulano previsioni sull’andamento atteso dei prezzi nella settimana successiva per tutto il mercato nazionale e non rilevazioni di prezzi all’ingrosso che, per volume delle contrattazioni, rivestono localmente particolare importanza.

Infine Davide Barchi, responsabile del servizio produzioni animali della Regione Emilia-Romagna ha presentato una approfondita e problematica analisi degli impatti e delle prospettive per la suinicoltura nazionale della classificazione delle carcasse suine.

In particolare, tra i problemi da affrontare, Barchi ha segnalato la necessità di incrementare la fiducia nel sistema di controllo, anche per favorire il passaggio delle quotazioni verso il peso morto. In questo contesto, nell’ambito del nuovo piano di settore suinicolo Barchi ritiene necessario istituire un osservatorio di monitoraggio della funzionalità e della correttezza del sistema e definire l’attuazione e la durata del cosiddetto periodo in bianco.

In conclusione, per rendere più efficiente il sistema, è ormai necessario aggiornare le equazioni di stima e approvare nuovi strumenti di classificazione: apparati tecnologicamente più avanzati e non invasivi per i grandi macelli e uno strumento manuale per i piccoli macelli che possa essere utilizzato anche per assicurare la continuazione dell’operatività nelle emergenze nelle strutture più grandi.

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